Polizze low-cost: prezzi stracciati e documenti falsi

7 Apr 2014

Un ufficio di trenta metri quadri, due sedie e una scrivania fruttavano bene all’Agenzia International Service di Genova.
L’agenzia offriva polizze a tariffe vantaggiose, scontate fino al 50%, per automobili e camion, intestati a cittadini italiani e stranieri che a loro insaputa risultavano tutti residenti a Nizza.

download (1)L’indagine era partita mesi fa, quando alla verifica dei documenti di un’auto fermata per un controllo di routine, il tagliando era risultato appartenente a una società francese – La Parisienne – con sede a Nizza e non autorizzata a svolgere attività in Italia. Poiché il mezzo aveva targa italiana il tagliando risultava irregolare.
Da quel momento sono partite una serie di querele che hanno determinato l’instaurarsi delle indagini nei confronti della titolare di un’Agenzia ligure, una quarantaduenne di nazionalità magrebina che in quattro mesi di attività ha incassato 170mila euro truffando centinaia di ignari automobilisti.
Nella sua rete sono finiti italiani e stranieri (albanesi e rumeni) e soprattutto, suoi connazionali magrebini: sono state sequestrate 250 polizze in bianco e già sottoscritte, record mai registrato in Italia.
Macchine e camion, quindi, circolavano senza una copertura assicurativa poiché, di fatto, ogni documento era falso e la Compagnia madre non aveva rilasciato nessun contratto. Le vittime per sottoscrivere queste polizze low cost così vantaggiose, sborsavano dai 300 ai 400 euro. I maggiori Clienti erano marocchini, in quanto la carta verde delle assicurazioni italiane non garantisce la copertura assicurativa in Africa.
Il meccanismo si svolgeva secondo questo iter: la donna bypassava l’Agenzia assicuratrice italiana in franchising de La Parisienne, eludendo ogni tipo di iscrizione ad albi e senza rispettare regolamenti e controlli dell’Ivass, forniva ai suoi connazionali assicurazioni a metà prezzo, stipulate in Francia (infatti, i contraenti risultavano essere residenti in Rue De Grenoble a Nizza). L’indagata, quindi, era in possesso di documenti in bianco de La Parisienne e, invece di stipulare polizze ai francesi, le faceva firmare a chi era residente in Italia.

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