Welfare


Un lavoratore felice lavora meglio e di più.

Sempre più anche in Italia il benessere dei dipendenti è uno dei fattori chiave per il successo dell’impresa.

Sull’esempio americano, dove l’attenzione per condizioni di lavoro in aziende come Apple e Google va di pari passo con gli incrementi di fatturato, anche nel nostro Paese si fa strada una nuova cultura di Welfare Aziendale.

 

 

Per “welfare aziendale” si intende l’insieme di iniziative e dei servizi che le Aziende realizzano, sia per autonoma decisione (Regolamento Aziendale) che per Accordo con le rappresentanze sindacali, per venire incontro alle esigenze dei lavoratori nei campi più vari, dall’assistenza sanitaria alla necessità di cura dei figli, dall’accesso al credito al tempo libero. Il Welfare Aziendale è parecchio diffuso nelle aziende di grandi dimensioni, in progressivo aumento nelle PMI.

Quasi l’80% delle aziende di grandi dimensioni, più di 500 addetti, restituiscono ai propri dipendenti, in termini economici o di beni e servizi, parte dei ricavi che hanno contribuito a produrre con il loro lavoro.

Gli strumenti più diffusi sono l’assistenza sanitaria integrativa (24% dei casi), vaccinazioni (17%), convenzioni con banche e check up medico (16%), corsi di formazioni e convenzioni con agenzie viaggi. Rari i servizi legati alla palestra e al nido aziendale (solo 7/8%), ancora meno rilevanti i servizi alla famiglia come borse di studio, sportelli di assistenza sociale, aiuti per l’acquisto di testi scolastici e carrelli di spesa gratuiti fermi a percentuali tra il 3% e l’1%.

Il Welfare Aziendale rappresenta un interessante e moderno strumento che comporta numerosi vantaggi sia all’Azienda che ai Dipendenti.

In particolare, consente:

• all’Azienda contraente di dedurre il premio dal reddito d’impresa (IRES) in quanto componente del costo del lavoro;
• al dipendente di godere della assistenza sanitaria privata prevista e della detraibilità fiscale delle spese mediche anche se sono state rimborsate dall’assicurazione.

La stipula della polizza malattia avviene attraverso una Cassa di Assistenza in conformità a disposizioni di contratto collettivo, accordo integrativo o regolamento aziendale, e consente:

• al datore di lavoro di pagare sull’importo corrispondente al benefit erogato al dipendente un contributo di solidarietà del 10%, invece della più elevata aliquota contributiva sociale obbligatoria (INPS), e potrà portare in detrazione dal reddito di impresa (IRES) l’importo dei contributi versati alla Cassa di Assistenza, in quanto costituente un costo del lavoro;
• ai lavoratori assicurati (eventualmente anche con estensione al nucleo fiscalmente a carico), oltre alla copertura sanitaria ed agli eventuali buoni, di beneficiare di una importante agevolazione fiscale poiché la quota di contributo versato dal datore di lavoro alla Cassa non concorre a formare la base imponibile IRPEF nei limiti previsti dalla legge. Inoltre continueranno ad essere portate in detrazione nella dichiarazione dei redditi le spese mediche non rimborsate dall’assicurazione e rimaste a carico del lavoratore assicurato

 

Un italiano su due confida nel welfare aziendale per avere coperture sanitarie.

È quanto emerge da un’indagine condotta nel 2016, secondo il quale il 48% dei lavoratori si informa sulle misure previste dal proprio contratto di lavoro. Dentista, assistenza per la non autosufficienza e occhiali le prestazioni che gli italiani vorrebbero vedersi sempre garantite, anche una volta in pensione.

 

Seguici su